Padre nostro che sei in galera
I carcerati commentano la preghiera di Gesù
In queste pagine, che sono un commento al Padre nostro nato dalla condivisione con i carcerati della Casa di reclusione «San Michele» (Alessandria), emerge che la paternità/maternità di Dio non impicca la persona al suo passato, per quanto devastato e devastante. Lui ama la persona in questo momento e ne sogna la rieducazione e la liberazione. Praticamente come l’articolo 27 della Costituzione della Repubblica italiana.
Al di là delle sbarre, in galera, la preghiera del Padre Nostro risuona più ricca, più dolorosa, forse più vera e incarnata nella nostra umanità, perché tutti siamo fratelli e briganti.
Giuseppe GIUNTI nasce a La Spezia il 6 gennaio 1948; cresce a Genova e in famiglia respira fede e impegno sociale. Riceve la formazione francescana e sacerdotale ad Assisi, Brescia, Susa, Padova e infine a Roma, al Seraphicum dove conclude gli studi di teologia con una ricerca “sul campo” per il dottorato, nel quartiere Magliana. Svolge il servizio educativo nella scuola pubblica come docente di IRC, dalle Medie al Liceo classico, nella pastorale giovanile in parrocchia a Torino e ad Assisi.
Oggi fa parte del corpo accademico della Facoltà Pontificia San Bonaventura ed è formatore nelle cooperative sociali Coompany& e Coompany2 e a questo titolo frequenta il carcere San Michele di Alessandria.
Per le Edizioni Messaggero Padova ha pubblicato con Simona Segoloni Ruta Donne che guardano in faccia. Il coraggio delle mogli dei detenuti (2020).
Quarta di copertina
In queste pagine, che sono un commento al Padre nostro nato dalla condivisione con i carcerati della Casa di reclusione «San Michele» (Alessandria), emerge che la paternità/maternità di Dio non impicca la persona al suo passato, per quanto devastato e devastante. Lui ama la persona in questo momento e ne sogna la rieducazione e la liberazione. Praticamente come l’articolo 27 della Costituzione della Repubblica italiana.
Al di là delle sbarre, in galera, la preghiera del Padre Nostro risuona più ricca, più dolorosa, forse più vera e incarnata nella nostra umanità, perché tutti siamo fratelli e briganti.
Padre nostro che sei in galera